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Ombra

Jung tratta frequentemente dell'ombra che c'è in noi. Accettare l'ombra, aiuta ad ammirare meglio la luce, e scoprire che luce e ombra in noi si esaltano a vicenda, prospettando inoltre le profondità della nostra vita. Allora le ombre non spaventano e le luci non accecano, e assieme formano il tessuto dell'esistenza.
     Soltanto in Dio non esistono ombre.
     La Lettera agli Ebrei accennano al tempo dell'Antico Testamento, come a un'ombra. Qui la prospettiva esalta la visuale junghiana, la supera e la divinizza.

Con Gesù, infatti, Dio lo vediamo in faccia, illuminato. "Vedemmo la sua gloria" ci comunica la Lettera di Giovanni.
     Veder Dio in faccia.
     Gli Ebrei scongiuravano Mosè, perché facesse in modo che Dio restasse nascosto, altrimenti essi ne sarebbero stati rovinati, uccisi. Essi preferivano veder Dio di spalla. Anzi si accontentavano di vedere soltanto l'ombra di Dio, quando si presentava illuminato.
     Gesù mostra invece la faccia illuminata del Padre. Vuole che ci mettiamo davanti a lui, per goderlo e amarlo. Il Padre non è umbratile. Purtroppo spesso i nostri occhi sono cisposi.
     Gesù vuole che vediamo la faccia del Padre per amarlo.

Si dice: "Il diavolo poi non è così brutto!".
     Se perfino del diavolo si dice bene, che cosa deve essere la Bellezza eterna! Perciò una necessaria componente del Vangelo è la contemplazione.
     Contemplare Dio è entrare nella luce, quasi scioglierci in essa.
     Il Credo che si ferma alle dichiarazioni di principio e non diventa contemplazione, è depauperato della sua carica di salvezza.

GCM 01.02.03