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Dio semplicemente

La vita è un assioma o un ragionamento?
     Quando diciamo "vita", esprimiamo qualche cosa di dimostrabile con un ragionamento? Oppure ci riferiamo a qualche cosa che precede ogni ragionamento?
     La vita è, per noi, qualche cosa di dato semplicemente, di scontato, per avere il quale il nostro ragionare non serve a nulla, anzi diventa ridicolo. La vita è, meramente è. E basta.

Come la vita, ogni altra realtà è. Non la creiamo né con il ragionamento né con le mani. Ciò che è, al massimo possiamo trasformarlo.
     L'esistere delle cose e del mondo e di noi stessi si impone da sé.
     Anche le nostre affermazioni si impongono da sé. Le diciamo e basta. La ragione scopre il come le diciamo, talvolta il perché le diciamo. Ma non crea le affermazioni in sé.

La vita è un assioma, che semplicemente si accetta. Si accetta perché la tocchiamo, la viviamo appunto.
     Dio è un assioma? Va accettato e basta, come ogni altra realtà? Si può toccare Dio, e affermare semplicemente "c'è"?
     Quando Frossard scrive "Dio c'è, e io l'ho incontrato" che cosa descrive? Non descrive Dio, ma una propria esperienza, nella quale si è sentito buttato in Dio.

Dio è incontrabile, perché è intriso nel nostro vivere, è parte dell'assioma della vita. C'è ed è qui. Cercarlo chissà dove, ci allontana da lui.
     Anche il volonteroso che cerca Dio affannosamente, quando l'incontra non l'incontra come risultato ultimo di un percorso razionale, ma come folgorazione.
     Paolo di Tarso, traendo le conseguenze logiche della propria religione, portava in giro la morte, cioè l'antidio. Folgorato, si dedica alla vita.
     Il bambino vede Dio, solo perché si lascia vivere.

GCM, 08.07.03