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Corpo di Dio  2

Ritornando sull'adorazione “corporea” a Dio, sono almeno due i lati da considerare. Il corpo come nostra offerta a Dio (Cfr. I Corinzi, 6, 12 ss), e il corpo come dono di Dio.

Volentieri ricordiamo che la creazione tutta è dono di Dio, che i cieli narrano la sua gloria (Salmo), che ogni realtà è opera delle sue mani, e siamo abituati a guardare quest'opera fuori di noi, nell'universo, nei tramonti, nei fiori, negli eventi atmosferici, nelle stagioni, ecc.. E normalmente trascuriamo di considerare l'opera di Dio in noi, nel nostro corpo, nella nostra stupenda anatomia, nell'occhio e nella spina dorsale, quando addirittura non vogliamo cambiare il fisico con l'estetica o con il cambiamento di sesso.

Vedere l'opera di Dio in noi. E per vederla non occorre che aspettiamo la sera, come facciamo per ammirare un tramonto. Il nostro corpo l'abbiamo sempre “sotto mano”.

Una meraviglia smisurata ci sgorga nel guardare il coordinamento stupendo nel nostro operare volontario, o nell'accorgersi dell'operare spontaneo e fisiologico.

Ogni volta che prendo la penna in mano resto stupito di come si coordinano le mie dita nella mano, le mie mani nel braccio, il mio braccio nel corpo. E tutto questo è progettato da quell'ingegnere intelligentissimo, che è Dio. E tutto il movimento mio non è solo fisiologico, ma dono di Dio che mi ha fatto, e il muovermi è assecondare, con umiltà, il volere progettuale di Dio, è un semplice riconoscere fattualmente l'opera di Dio, attivare il suo dono, vivere concretamente la sua opera, entrando così nell'adorazione.

29.04.15