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Armi e coscienza

Qualche riflessione ai margini della tragedia, targata ISIS, accaduta a Parigi il 13 novembre di quest’anno.

Ripeto la mia convinzione che tra i musulmani è offensivo designare due gruppi: musulmani moderati e musulmani estremisti o fondamentalisti, se con quest’ultima denominazione intendiamo indicare l’ISIS e i suoi misfatti. L’ISIS non è islamico, ma è una congerie di assassini che si camuffano tragicamente da islamici. Sono semplicemente assassini sanguinari, e non solo arabi, ma anche occidentali.

Altra osservazione: questi assassini sono armati di kalashnikov. Mi sa che i kalashnikov non piovono dal cielo come la manna. Essi si vendono dai russi, concorrono al “benessere” economico dei russi, e per produrre vantaggi finanziari al commercio russo, producono migliaia di morti. Di più, concorrono all’innalzamento del “commercio mondiale”. Ciò che rendono responsabili di stragi tutti i fabbricanti di armi e i loro commercianti, che pur di arricchire non guardano in faccia nessuno, sia un “onesto” poliziotto, sia un “onestissimo” terrorista, più o meno patriottico o “misticheggiante”.

Terroristi sono ricordati, anche con lodi, in tutta la storia. Maccabei, Romani che rubano donne, risorgimentali, Brigate rosse, Rote fraktion, e via via in tutta la storia. Combatterli con armi può essere lecito, ma non risolve il problema degli assassini per un “ideale”. Strano pensare che i santi, i quali hanno seguito il massimo degli ideali, non hanno impugnato fucili!

Il problema lo si affronta principalmente nel recinto delle coscienze.

18.11.15