HOME

Home > Societa' INSIEME > Articoli 2013 > I giudici

I giudici

Due fedeli cristiani di Corinto erano in lite tra loro. Si rivolsero al tribunale. Non l’avessero mai fatto! Paolo li rimprovera. Non c’era nessuno, nella comunità cristiana, che fosse in grado di dirimere la lite?

Quello che scandalizza Paolo è il fatto che due “santi” (credenti in Gesù), si rivolgano a un giudice ingiusto, ossia non santo.

E’ forse una doppia critica: cristiani che litigano, ricorso agli ingiusti. Allora, Paolo reputava ingiusti i tribunali “laici”? Certamente ingiusti per aver condannato Gesù, la creatura più limpida, essendo la verità. Ingiusti (non resi giusti dalla presenza di Dio), perché mancanti del riferimento assoluto alla giustizia: Dio.

Se ammettono Dio, i tribunali hanno tutto lo spessore della giustizia, e solo così sono tenuti a deliberare non secondo le leggi (umane, e perciò manchevoli o addirittura immorali), ma secondo giustizia e verità.

Può un giudice sentirsi a posto con la propria coscienza, se si riduce meramente a fare il tecnico dell’applicazione di una legge, stilata da uomini fallibili e perfino peccatori? Questo è un problema di coscienza non lieve per i giuristi cattolici. Conoscere le esigenze della giustizia è ben più necessario del conoscere e dell’applicare le semplici leggi, volute dagli uomini.

Paolo si meraviglia se in seno alla comunità dei fedeli a Gesù non si trova uno capace di indicare la via della pace. Purtroppo anche tra coniugi “sposati in chiesa”, le liti non si estinguono inginocchiandosi assieme per recitare il Padre Nostro (dove si dichiara che stiamo rimettendo i nostri debiti), ma andando dall’avvocato per iniziare la causa di separazione.

GCM 11.09.12