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Apertura con il prossimo

Entrare nell’altro per comprendere i suoi bisogni, le sue pene, i suoi successi.

È un compito difficile, affidato ai confessori, agli insegnanti, agli avvocati, agli psicoterapeuti.

Ma tutti questi “agenti sociali” non sono così liberi da se stessi, da penetrare sicuramente in “casa degli altri” senza trascinarvi dentro se stessi.

Ci fu un uomo che “conosceva ciò che c’era nei cuori degli uomini”, ma proprio perciò fu giustiziato.

Si ricade così nella posizione sartriana dell’uomo chiuso in sé, che è solo capace di sfruttare l’altro? Si ricade nella tristezza delle “monadi” di Spinoza? 
Invece si spalanca un’altra apertura. Quella dello spirito.

Per Dio tutti i nostri corpi e tutte le nostre persone sono aperte. Nulla di noi è nascosto a lui. Questa è la salvezza basilare dal nostro isolamento.

Lui ci conosce tanto, che precorre i nostri bisogni, e anche i nostri desideri. Con lui siamo aperti, perfino quando stupidamente pretendiamo di nasconderci in fondo al mare: così si esprime il Salmo.

Con Dio non esiste solitudine per nessuna persona umana, perché in Dio non c’è solitudine tra le persone.

Inoltre Dio ci ha fatto a sua somiglianza, come dice la Genesi. E Gesù rincara: siete figli del Padre.

Se ci apriamo a Dio, accettando la sua apertura, poi con Dio siamo aperti a tutti i figli di Dio. Da Dio nasce la vera e unica possibilità di apertura tra gli uomini. Purché noi siamo in contatto semplice con il Dio reale, non con le diverse immagini di Dio, fornite dalle religioni o dalle teologie o teodicee.

Dio è l’apertura dell’uomo con l’uomo.  

GCM  25.08.10