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Stima reciproca

Gareggiare nella stima reciproca.

Così scrive S. Paolo nella lettera inviata ai Romani.

Non solamente stimarsi a vicenda, ma, di più, gareggiare a chi stima di più l’altro. È ciò che avviene tra di noi? Nelle famiglie, negli uffici, nelle scuole (tra studenti e nel corpo insegnante), nelle  fabbriche, nelle curie, nei ministeri, e nei conventi?

Sì, talvolta si loda chi abita lontano. Però avviene che ogni giorno troviamo un motivo di più per stimare le persone con le quali conviviamo. È possibile stimare ogni giorno di più il marito, la moglie, i figli, i colleghi, i confratelli?

Forse si gareggia più volentieri e più spesso per scoprire i difetti dell’altro, per denigrare (almeno dietro le spalle), per disprezzare e per condannare. Sempre reciprocamente.

È possibile un’inversione di comportamenti e di abitudini, senza diventare menzogneri? È possibile attivare in noi l’osservatorio positivo, a scapito di quello negativo, soprattutto quando altri non ci stimano? Scambiare con la stima chi ci disistima?

Perché, per salvarci (non tanto per diventare persone per bene), da qualche parte la stima deve pur prendere le mosse!

Forse la fede ci può soccorrere. Se ci accorgessimo davvero che ogni persona che incontriamo è amata da Dio, e da lui stimata al punto di essere assunta al rango della condivisione della divinità.

Gareggiare nella stima reciproca, è gareggiare nella fede. Da altri lati è difficile partire, soprattutto perché infettati da una società ipercritica, da persone depresse, che non riescono a stimare neppure se stesse. Eppure la salvezza, che viene da Dio, è collocata in un versante diverso.

GCM  31.05.12