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La madre di Sansone


    Stamani, durante la prima delle due letture, mi è venuto in mente il mio primo libretto sulla fede dei bambini.

    L’angelo comandò alla madre di Sansone una dieta durante la gravidanza: non alcolici e non cibi impuri. Ossia una gravidanza lontana dagli eccessi. Una gravidanza serena. E questo, perché il figlio doveva essere un consacrato a Dio, ossia uno che – come allora si esprimevano – avrebbe lasciato crescere la zazzera.

    Una maternità gravida, vissuta in maniera ascetica, consacrata a Dio e al figlio nascituro.

    È ormai assodato che nasce scevro da molte malattie, il figlio di una gestante che non fuma, non stravizia, non è perseguitata o picchiata dal marito o dal convivente, non si carica di odio, di emotività negative, di tristezza per trovarsi ancora una volta incinta.

    Per questa igiene gravidante, io allora indicavo anche una madre in preghiera. La serenità della preghiera sul figlio nascituro, un permeare il proprio utero della confidenza in Dio, perché il figlio o la figlia percepiscano e assorbiscano la serenità confidente della madre, che si sente tranquilla e protetta da Dio.

    La preghiera confidente distende il sentire. Essa fa parte di quella igiene prenatale, che include il sentire oltre l’astenersi da medicine e da cibi tossici. Sentire Dio nella maternità, che prosegue l’azione di Dio creatore, e che vive nella madre il Dio. Provvidenza, tanto Provvidenza      che il bambino è come gli uccelli del cielo, che non coltivano … eppure sono nutriti.                                    

     20.06.14