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L’ironia della verità


    Voi forti, noi deboli; voi nobili, noi plebei…
Così S. Paolo scriveva ai Corinzi, i quali dopo essere stati evangelizzati da Paolo, che si “vantava” della croce di Gesù, avevano accolto dottrine, che dimenticavano proprio la croce di Gesù, e, con la croce, la salvezza.

    È il solito dominio di chi si crede più forte. Egli entra con zampa di elefante nell’aiuola creata con pazienza da altre persone prima di lui. Nella vita abbiamo spesso visto (e patito!) qualche persona incapace a essere intelligente (perciò umile), che dice: “Finalmente ci sono io!”.

    In politica finalmente erano giunti, in tempi vicini a noi, i diversi Mussolini, Hitler, Franco, Stalin, e, tra i piccoli, un certo (se non ricordo bene il nome) Berliscioni.

    Quando venne l’unico che poteva dire “finalmente ci sono io!”, lo hanno ammazzato in croce.

    C’è sì un finalmente, che si traduce “nella pienezza dei tempi”, ma quel finalmente non è stato cancellato neppure dalla croce!.

    Piccoli ducetti nascono (e muoiono!) tutti i giorni. Credono di fare cose grandi, e sono quei piccoli, che commettono grandi sciocchezze, solo per horror vacui. Ossia per riempire quei vuoti, che invece sono la perenne melodia del silenzio.

    Certamente sappiamo che chi si mostra forte, e perfino violento, non è che un debole, che pretende di nascondere la propria debolezza con un’esteriorità violenta. Chi vede e riconosce la propria debolezza ha la forza della verità. Quella verità che mancava ai “forti” corinzi.

    06.11.15