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Dal peccato alla grazia


    Approfittare delle nostre rabbie per suscitare l’invenzione della carità. Anche il letame aiuta la crescita di buon grano. Si può sempre servirci dei nostri difetti per favorire le virtù, e dei nostri peccati per sollecitare la grazia.

    Per esempio, subiamo una grossa ingiustizia da qualcuno, oppure non raramente da un nostro superiore (Ci sono persone, e non poche, le quali quando sono elevate a una qualsiasi carica, si convincono di essere diventate intelligenti, anzi più intelligenti di tutti i loro sottoposti).

    La prima “ovvia e giusta” reazione è quella di opporsi alla sopraffazione, e di vendicarsi. Nella vendetta si immagina di creare una controffensiva, attiva o passiva, per “fargliela veder a quel figuro”. Quando questa prima e “innocente” reazione svanisce, anche alla semplice idea di non porsi sullo stesso piano dell’offensore, resta però l’idea di “come” fargliela vedere. Se si riesce di svestire tale idea, rimane ciò che si era immaginato, e si scopre come la reazione potrebbe diventare creazione a tempo e a modo opportuni.

    Quando il cuore ha riacquistato la sua pace, la fantasia, ormai libera, scopre la bellezza dell’idea e le possibilità di farla crescere e dilatare.

    Entrati nel recinto della creatività, nasce anche il piacere di immaginare i risultati del creare.

    Ecco allora il passaggio dalla sofferenza ovvia per un oltraggio subito, alla gioia di una possibile produzione, che è sempre la semente per una nuova gioia. Il letame di fango gettato addosso a noi, finisce nella gioia della nostra “esaltazione”

    09.04.15