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Angoscia e pace

“Dall’angoscia mi hai liberato“. Così cantava il salmo del primo testamento. (I salmi erano sempre cantati, perciò all’inizio di ogni salmo vi era l’indicazione della melodia da utilizzare).

Anche l’essere liberati dall’angoscia si rivestiva di canto. (Che tristezza, le persone che non sanno o non vogliono cantare durante la Messa, mentre cantano in casa, quando fanno friggere le uova o azionano l’aspirapolvere!).

Se, nell’angoscia, ci rivolgiamo a Dio, egli sa liberarci dalle nostre angosce, siano esili o corpose. Nel mio lavoro ho notato come le persone che trascinano a lungo uno stato di angoscia (fino al suicidio?), sono le persone che rifiutano la preghiera. La preghiera autentica, non le formule; la preghiera che è davvero parlare con Dio.

Pregare Dio è, prima di tutto, essere certi di chi Lui è, cioè essere appoggiati alla fede in Gesù.

La preghiera a poco a poco distende il cuore. Un cuore disteso, non può essere ghermito dall’angoscia. - Da ogni angoscia il Padre ci libera, anche dall’angoscia suprema, che noi appelliamo agonia.

Chi non crede tenta di uscire dall’angoscia tramite il suicidio, cioè una morte procurata dall’uomo. Chi crede esce dall’angoscia, l’ultima grande angoscia, tramite la morte, procurata dalla natura umana, voce della Provvidenza!

L’uscita dall’ultima angoscia, nel credente è caratterizzata e contrassegnata da una morte che reclama la resurrezione, proprio secondo quell’emblema della nostra vita che è lo stesso Gesù. Ce lo attesta la Lettera agli Ebrei, dove si afferma che Gesù, grazie alla sua preghiera, fu liberato dall’angoscia. 

GCM 06.07.14