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Miei amici

Un tema, che ci aiuta a riflettere e a credere, è il rapporto tra rivelazione e amicizia. All’amico tutto si confida e la confidenza crea e alimenta l’amicizia.

Gesù dice: “Vi ho chiamati amici, perché tutte le cose che udii da mio Padre ve le ho fatto conoscere” (Gv 15, 15).

La rivelazione di Dio, compiuta da Gesù è impianto di amicizia.

La confidenza tra amici è vera se uno dice tutto di sé, se anche certe situazioni, che di solito nasconde anche a se stesso, le comunica all’amico.

La cosa più intima di Gesù, è la sua unione con il Padre, ciò che di più intimo egli rinserra in sé. I suoi vicini erano suoi amici, perché nulla di sé Gesù aveva coperto di segreto professionale. La sua missione e la sua professione era quella del rivelare. L’urgenza intima di parlare del Padre e della salvezza nell’amore. Chi si “fermava” ad ascoltarlo faceva nascere in sé il dolce sentimento dell’amicizia.

“Non vi ho chiamati servi, ma amici”. Il Vangelo non è legge che obbliga, ma confidenza che eleva e che riscalda. Il Vangelo può essere considerato la “lettera di Dio” come usava dire nel ‘900. Esso è lo stimolo perenne a sollecitare amicizia con Gesù, quell’amicizia che diventa inconcepibile intimità nell’Eucarestia.

Vangelo ed Eucarestia sono fattori sublimi, che sollecitano noi ad accettare, con cuore aperto e con mente illuminata, Gesù quale amico.

Gesù è amico non solo dei bambini, ma nostro, se innamorati della sua Parola.

14.05.19