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Organizzarsi per la verità   

È abbastanza diffusa la critica contro la stretta organizzazione della chiesa e, per quanto attiene a un settore della chiesa stessa, degli istituti religiosi. Sembra che l’organizzazione badi più a coltivare se stessa, che non allo scopo per il quale è stata e dovrebbe essere creata e indirizzata.

Gesù è modello. Egli ebbe bisogno di un’organizzazione. Scelse dodici persone che “stessero con lui”. A queste persone si aggiunsero alcune donne, che accudivano al sostentamento dei dodici. Poi troviamo che organizza settantadue discepoli, ai quali indica un preciso statuto su ciò che dovevano compiere e su quanto dovevano evitare.

Lo scopo per questa organizzazione, per quanto embrionale in attesa della risurrezione di Gesù, era esplicita: il precedere Gesù, per preparare la sua successiva presenza. Era tutto per l’autopubblicità. Gesù non ne aveva bisogno, tant’è vero che agli avversari indica già le sue opere, diffuse dalla gente.

Lo scopo dell’organizzazione era “l’annuncio della nuova consolante novità” (= vangelo), che lui portava con sé. Era tutto in vista e in dinamica con la volontà del Padre: per l’annuncio Gesù si sentiva incaricato.

L’organizzazione di uomini e di donne in vista della dilatazione del Regno di Dio quando lascia la terra (o meglio: i nemici gliela fanno lasciare), allora desidera che la sua “Parola” non si estingua, ma incarica i suoi: “Andate e predicate”. Ne capiscono qualche cosa i dodici, in particolare quel tredicesimo, che si autodefinisce apostolo e che è Paolo. La Chiesa non è per se stessa, ma per annunciare. Dodici o settantadue, sono indifferenti; l’importante è che tutti siano a servizio del regno di Dio, di quel regno del quale solo Dio è il fondamento e lo scopo.

14.02.14