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Inculturazione

C’è un movimento missionario che tende a evangelizzare le culture. Spesso tuttavia l’evangelizzazione trascinava con sé la cultura mediterranea. Così gli evangelizzati diventavano stranieri nella loro patria.

Oggi urge l’altro movimento: inculturare il Vangelo. Questa dinamica non si oppone all’altra, ma la completa con pari dignità. Il Vangelo ci presenta i Magi che trovano Gesù, seguendo la loro via di ricerca.

Inculturare il Vangelo, null’altro è che vivere Gesù incarnato. Egli, entrato tra gli Ebrei, assunse la mentalità ebraica, però inserì in questa un valore, già da prima presente, ma ancora celato e non visto né tanto meno sviluppato.

L’insegnamento di Gesù, deriva dalla sua stessa esistenza terrena. Lui, così come è, è anche norma della nostra vita, e, per conseguenza, della nostra felicità. La grande inculturazione del Vangelo occupa tutto lo spaccato di noi, Chiesa. Nulla si sottrae a questa esigenza. I primi modesti passi si attuano nel quotidiano, nel seguire le esigenze e le misure intellettuali di coloro ai quali il nostro Vangelo si  indirizza.

Gesù, anche in ciò è nostro maestro. Egli si accosta alla gente con le parabole. Ai maestri si rivolge con un linguaggio diretto e, spesso, polemico. Anche la polemica, in Gesù, è un’inculturazione incarnazionistica.

Gesù parla con i semplici e ne riscontra gli effetti. Dio nasconde la verità ai dotti e la rivela agli umili. Egli sceglie la cultura semplice, per comunicare con gli umili, ossia con coloro che non vantano speculazioni dotte, ma restano sempre puri di cuore, e quindi percepiscono un Dio al loro livello.

GCM 29.06.14