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Costatare e poi credere

Non rare persone, davanti a Gesù risorto, espongono i loro dubbi. Secondo loro, la risurrezione è un'invenzione. Secondo loro, cioè secondo le idee che si sono formati.
Secondo noi, che crediamo, la risurrezione di Gesù è documentata. Crediamo non solo a Gesù, ma prima ancora a coloro che "hanno visto". Fede nei testimoni della Risurrezione, per inoltrarci verso il Risorto.

La nostra non è fede cieca. Infatti la nostra fede in Gesù, è preceduta da una costatazione: anzi da numerose costatazioni. Paolo ne enumera oltre trecento.
Gesù risorto si è mostrato, ha ripreso contatto con i suoi.
Or dunque, noi costatiamo perché abbiamo fiducia in chi testimonia di averlo visto.

Questa fiducia non è dissimile da quella nutrita, per esempio, nell'esistenza delle isole Mauritius. Coloro che le hanno visitate, o misurate, o scoperte, me ne hanno riferito, e io non avallo alcun dubbio sulla loro esistenza. Io sono perfino sicuro che esistette Alessandro Magno! E chi mi viene a dire che nutre dei forti dubbi su Alessandro Magno, sa o potrebbe sapere che cosa penso di lui.

La costatazione di quanti hanno veduto Gesù risorto, non dovrebbe suscitare problemi, come li ebbe Voltaire. Invece ecco il problema: se io mi fido di chi ha costatato la sua presenza dopo la morte, non posso svicolare né dalla meraviglia, né dalla domanda: perché, come? Questa domanda mette la nostra vita sul bivio: credere a lui, per quanto è e per quanto afferma; oppure chiudere gli occhi e restare nell'ignoranza.

Evitare di rispondere a una domanda coincide con il consacrarsi all'ignoranza, anzi depone per scoprire che la persona ignorante, non è affidabile.

GCM 14.01.05