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Voglia di messa

C'è ancora voglia di messa?
L'abbandono della messa domenicale è massiccio e anche vistoso (almeno davanti agli occhi dei preti e delle poche persone che si recano in chiesa).
La messa, chiaramente, è snobbata. La domenica ci sono cose più importanti da fare: gita, visita ai musei, audizione di concerti, pedalate in gruppo o da soli, raduni di associazioni, televisione, sport, oziare e smaltire i postumi dell'orgia del venerdì notte o del sabato notte, prepararsi per l'orgia della notte domenicale.

Più forte e urgente di tutte queste incombenze domenicali è solo l'influenza, e meno urgente è senz'altro la messa.
È svanita la voglia di messa, oppure la voglia di "questa" messa? Ossia: se la messa rivestisse un significato diverso, diventerebbe appetibile?

Se, per esempio, mutasse l'obbligo di recarsi a messa, se mutassero i suoi riti antichi e talvolta antiquati, il modo di radunarsi e di stare assieme, il luogo di raccolta, l'omelia, ecc., si potrebbe registrare un maggior bisogno di messa?
Oppure: se dalla messa emergessero altri significati, quali la memoria più del sacrificio, il raduno per incontrarsi affettuosamente più dell'obbligo, le manifestazioni libere all'interno di un'ampia traiettoria più che una ritualità stereotipa, ecc., si troverebbe una maggiore attrattiva per la messa?

E ancora: se io fossi davvero amico di Gesù, desideroso di lui, affamato della sua parola e della sua presenza, mi verrebbe voglia di messa, al di là degli obblighi e dei riti, dell'orario e dei miei comodi?
Aumenta la voglia di messa, con l'aumentare della voglia di Gesù e del Padre. E di conseguenza si scoprirebbero e si gusterebbero tutta la bellezza e la forza della messa.

GCM 29.11.01