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Felicità

Accennare alla felicità, oggi, si rischia un controsenso. Nella società del benessere, è ingigantito il numero degli scontenti.
Eppure la felicità è a portata di mano.
Parlo delle felicità di questa terra, dove le traversie e il lavoro richiedono capacità e disponibilità ad affrontare fatica e impegno.

Alcuni attendono la felicità dalle cose. La macchina, i divertimenti, il denaro. Ma è come cercar l'ago nel pagliaio.. la felicità che viene dalle cose deve misurarsi con la quantità.
Più cose si posseggono e più si è sodisfatti. Però la quantità è una misura che non potrà mai essere riempita. Quindi, addio felicità.
Altri s'aspettano la felicità dalle persone. È classico il lamento della donna sola, che s'attende la felicità dall'essere accompagnata. Però nessuno è obbligato a restare affianco di un altro perpetuamente, e anche costui, va detto, si aspetta la felicità dall'essere accompagnato. L'uno s'aspetta dall'altro e nessuno offre. E allora addio felicità.

Altri infine cercano una felicità a portata di mano: quella che sta dentro di loro stessi. Essere contenti di noi: ecco la felicità possibile. In armonia con noi, in sopportazione serena del nostro essere e dei nostri limiti. È la felicità possibile. Soprattutto se la serenità verso i nostri limiti, ci spinge ad aprirci versi l'illimitato: Dio.

GCM 05.08.95