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Sulla Messa

     Si accentua, da parecchio tempo a questa parte, il desiderio di rendere più intensa la partecipazione alla messa. La partecipazione alla messa domenicale è precipitata, perché la messa non è più un rito sociale.

     I riti sociali stanno da un'altra parte: allo stadio o al night club. In questa atmosfera ecco spuntare lo slogan: "più messa", non so da chi lanciato. Come tutti gli slogan, esso si indirizza all'emotività, e, perciò, è zeppo di confusione.
     Secondo me, la partecipazione più intensa e viva si avvera attraverso una presenza gioiosa e convinta, attiva a riflessiva, personale nel gruppo che via via si solidifica. Non mi interessa se il gruppo è poco numeroso o molto numeroso: l'importante è la caratura della fede. La qualità e non la quantità.
     Secondo altri, si tratta di numero. Più persone sono presenti al rito, e più la messa è ricca. Il numero, la quantità, il bel colpo d'occhio sono importanti. E qui si completa lo slogan iniziale con un "più messa e meno messe".

     Pur di arrivare a un "più messa" di questo tipo numerico, si compiono salti mortali e tagli. Se, per esempio, si celebrano cinque messe con la presenza di cinquanta persone ciascuna, si sopprimono quattro messe, e risulterà un bel messone di dugentocinquanta persone… se risulterà.
     È un criterio valido pure questo. Dettato da quali scopi? - Forse non ci si arrende davanti al diminuire della frequenza, e si desidera avere l'impressione della "pienezza". Forse si vuol sopperire al numero sempre calante di preti.

     Risultato? Non si tiene conto della qualità e della reale partecipazione delle cinque messe precedenti. Non si tiene conto della sensibilità delle persone. Non preoccupa l'eventuale - e non soltanto ipotetico - abbandono ulteriore della messa, da parte di chi non accetta l'irreggimentazione.
     Ma poi si aumenterà davvero la partecipazione cordiale e vera? Gesù istituì l'Eucarestia, sembra, con undici persone. Visse la prima messa sacrificale (se la messa è solo sacrificio) nudo, con accanto poche donne e Giovanni. Incontrava non solo "turbe" molte, ma anche i suoi intimi. L'a tu per tu con la donna samaritana e con Nicodemo, i colloqui con Marta e con Maria, l'incontro familiare con Zaccheo. Paolo dichiarava di aver parlato con molti o nelle case.

     Quale microbio è entrato nella Chiesa, da sentire che conta principalmente il grande numero? Forse si rimpiangono i tempi dei raduni dei baschi verdi o di altro colore, quando a Roma c'era un gran muoversi di monsignori e un lavoro supplementare per le donne consolatrici notturne? O forse è la corsa alla distruzione di ciò che funziona, sport discretamente praticato tra i cristiani?

     Liberiamo Dio, affinché Dio ci liberi.