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Trascendenza: pericolo?   

Pensare a un Dio lontano, in realtà è un tentativo di liberarci di Lui.

Sforzi filosofici e teologici spesso accantonano Dio nella soffitta della trascendenza.

Il nemico più potente di una certa trascendenza di Dio, è proprio Dio stesso, che non sa che farsene dell’onore della trascendenza. Forse la stessa idolatria è un tentativo di sottrarre la divinità alla trascendenza.

C’è uno che “ha visto il Padre” e che non lo confina lassù.

Dio è Dio degli uomini, e, con l’incarnazione di Gesù, si rende partecipe dell’uomo, non un’idea astratta, trascendente.

Trascendenza, ossia irraggiungibile. Un Padre, in esilio, cacciatovi dai benpensanti teologastri.

Con la trascendenza va unito il senso sacrale, che pone molte condizioni per avvicinarsi a Dio, sotto l’accusa di empietà per chi osa accostarsi.

Da bambini siamo stati educati a non “offendere” Dio, con atteggiamenti irriguardosi. Ricordo che, per restare digiuni da mezzanotte in poi, eravamo costretti a tenere tappata la bocca, affinchè non vi entrasse inavvedutamente una goccia di pioggia nel tragitto casa-chiesa.

Eppure qualche secolo fa, in una stalla di Betlemme, certamente non addobbata da scaccini, Dio si presentava in un bimbo frignante. Si vede proprio che Dio non segue il galateo dei liturgisti.

Gesù ci ha liberati perché restiamo liberi, e le “cerimonie” anche religiose degli scribi di ogni tempo, le lascia perdere.

27.11.19

 

 

Nessun uomo è un‘isola.

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