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Meraviglia e felicità


    Noi oggi siamo sbalorditi davanti al Risorto. Sbalorditi e felici.

    Sbalorditi come sempre quando ci incontriamo con eventi, che ci superano e a noi paiono oppure sono inspiegabili… eppure avvengono o sono accaduti.

    Ci sbalordisce un tramonto. La scienza mi assicura che si tratta soltanto di rifrazioni. Ma il piacere che io gusto, non è frutto di rifrazioni.

    Sono sbalordito dolcemente dall’arcobaleno e dalla faccia rosea e glabra di un bambino, che non è solo pelle… e mi sbalordisco nel sapere che un uomo prima c’era, poi è morto, e poi c’è ancora.

    La meraviglia davanti a un Risorto, anzi a quel Risorto, che è Gesù! C’è… e tutte le spiegazioni, anche se fossero azzeccate, non influenzerebbero la meraviglia.

    La fede mi assicura che Gesù è risorto. Certo la Risurrezione non è stata fotografata, ma il risultato del risorgere: molti l’hanno visto e toccato. Il Vangelo narra, non spiega. Narra, perché la realtà deve essere narrata. Narra di uomini e di donne, che hanno trattato con Gesù, dopo la sua morte. I modi di narrare sono diversi, anche perché diverso è il temperamento del narratore, e sono molteplici le sue fonti. Ma attraverso tutte trapela la meraviglia, batte lo sbalordimento. Si sa che il narrare è il modo con cui noi accostiamo la realtà (come dice il Ricoeur).

    Lo sbalordimento non disorienta, perché diventa felicità e fede. Fede che è alimentata dalla constatazione. Si constata sia che i “testimoni” sono concordi nell’entusiasmo per ciò che hanno veduto, sia che Gesù aveva predetto giusto. Predetto, non detto dopo. La verità ancora una volta genera, naturalmente, la felicità.

    08.04.15