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Dono d’amore

Gesù si è proposto, necessariamente, non solo come esempio (chi non conosce il libretto “L’imitazione di Cristo”?), ma anche e principalmente come partecipe di vita.

Amatevi come io vi ho amato: è il metallo dell’amore autentico. A spiegare il significato del “come”, Gesù aggiunge: “Nessuno ha un amore più grande che quello di dare la vita per amore!”.

Di solito quel “dare la vita” è interpretato come l’offerta di Gesù sulla croce. Questo tuttavia è solo l’ultimo episodio di una vita sempre donata, ossia di una vita di amore. La croce di Gesù è l’epilogo di una vita dedicata all’amore per l’uomo, che è la semplice realizzazione di quel “Dio così ha amato l’uomo, da largire il Figlio!”. Eppure la croce, innesco di resurrezione, è solo l’epilogo di un tipo di amore - di un nuovo tipo di amore - quello pieno, divino, profondo, che può realizzarsi soltanto dopo la risurrezione. La risurrezione di Gesù dona una nuova qualità di amore, quello che fa dire: ”Resterò con voi sempre, fino all’esaurirsi del tempo”.

Troppo spesso la Messa è posta in relazione solamente all’epilogo dell’amore di Gesù nel tempo. Essa è definita come “sacrificio della Messa” e vi si accede con la serietà delle gramaglie. Ma la Messa è la realizzazione del “Questo è il mio corpo, dato a voi: fatelo in memoria di me”. Non  è la memoria di un morto, ma di un vivente. Perché rendere la Messa un sepolcro? “Non è qui! E’ risorto!”.

La Messa è un incontro d’amore con Gesù Risorto. Risorto e donato. Incontro d’amore, per riattizzare l’amore. L’amore è perenne in quanto si rinnova continuamente: questa è l’esigenza della perennità nel tempo, pallido riflesso della perennità d’amore nella Trinità. 

GCM 31.07.14