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Vangelo, luce e conforto

Provo un sapore sereno, quando mi inoltro nel Vangelo di Luca. Quel Luca, che già anticamente era definito come “scriba mansuetudinis Christi”, cioè “lo scrittore della dolcezza di Gesù”.
Tutti i quattro Vangeli ci presentano la bontà dell’azione salvifica di Gesù. Però Luca più spiccatamente ci inoltra nella bellezza della misericordia di Dio, come Giovanni ci immerge nella divinità del nostro fratello Gesù.

Marco e Matteo scrivono per annunciare (però non solo per questo), Luca scrive per attrarre, Giovanni per immergere nella realtà di Gesù e del Padre.
In una società, particolarmente in fibrillazione come la nostra, l’oasi di distensione l’assaporiamo nel cuore di Dio, che ci raggiunge e nell’ Eucarestia e nel Vangelo.

Non rari politici spaventano con le loro nuove apocalissi di sventure; non pochi scienziati ci tengono sul filo della tensione scrivendo un mondo che sta franando. Di contro l’eterna parola di Gesù ci rassicura. “Cieli e terra passeranno, le mie parole non passeranno”.
Gesù ci indica di guardare l’evolversi del mondo con occhi nuovi e sereni. Davvero Egli è la nostra pace.

Gli uomini per spaventarci (e chi spaventa intende dominare e tiranneggiare) inventano i vari “mille e non più mille” o l’insorgere di Armagheddon. Gesù ci presenta un Padre, che ama e che è anche il “Signore del cielo e della terra”, colui che si squaderna a noi, piccoli, e lascia da parte sapienti (scienza) e potenti (politica).

18.07.19