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L’illusione del Colosseo

La tendenza degli insipienti li conduce a negare ciò che li infastidisce, o perché non lo comprendono, o perché è contrario ai loro desideri e alle loro pretese. Negando ciò che infastidisce, si crea l’illusione che quello non esiste.
La situazione più triste in questa azione di negazione (scotomizzazione: direbbe una certa psicologia) è quella degli atei. Essi pretendono di cancellare Dio, poiché essi, i padroni dell’universo, hanno deciso la sentenza della “sua morte”. E, stranamente, Dio si intestardisce a esistere.

In questa situazione sono anche coloro, che negano valore storico ai Vangeli. Il motivo che adducono non è quello che i Vangeli sono un rimprovero alle dissolutezze, ma quello di accusare di poca credibilità i libri scritti nel passato.
Io, tra i pochi libri rimasti, conservo i tre volumi della storia romana del Ferrabino. Che illuso questo autore! Crede ai libri scritti nel passato.
Per esempio, in quei libri si narra di una certa costruzione decisa dalla famiglia dei Flavi, costruzione che si chiama “teatro Flavio” (solamente più tardi alcuni buontemponi lo chiamarono il Colosseo).

È tutto un’illusione, perché è narrato in libri antichi, ai quali le persone intelligenti e critiche non possono dar credito.
Il Colosseo non esiste, di esso si parla nei libri antichi! E cosa è quel muro di pietre, che si vede a Roma? E un’illusione!
I Vangeli? Sono un’illusione. Illusione che ci salva la vita.

09.07.19