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Annunciare

Mi diceva una persona che lei non confessava Gesù a parole, ma solamente con il comportamento.
Gesù aveva detto: “Vedano le vostre opere buone, e rendano gloria al Padre”. Eppure aveva notato, in modo chiaro, l’ambivalenza delle opere stesse.
“Anche i peccatori fanno lo stesso”, “Anche i pubblicani fanno lo stesso”, “Anche i gentili fanno lo stesso” (Mt 5, 46-47).
Anche gli atei sono onesti, anche i musulmani pregano, anche gli zen amano il prossimo.

Affinché gli altri vedano le vostre opere buone, in quanto conseguenza della fede in Gesù, devono recare il timbro di Gesù, timbro che deve emergere dall’opera stessa.
Può darsi che il fermarsi alle sole opere, si riduca a un rifiuto di evangelizzare o di catechizzare. Può diventare una scusa per non parlare di Gesù o del Padre.
Gesù non è una mamma, che al figlio che si reca a scuola dice: “Ti raccomando, comportati bene!”. Egli dice ai suoi: “Andate e predicate, ammaestrando …”. L’annuncio caratterizza, non una religione (che Gesù non ha fondato), ma una fede.

La comunità cristiana è una comunità di fede, non un club di benpensanti.
La fede è quella del Verbo; vocabolo che, vedi caso, indica parola.
I martiri sono quelli che hanno confessato, ossia hanno manifestato apertamente la loro appartenenza a Gesù.

19.09.19