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Perdonati

Ciò che ci riempie di consolazione e di riconoscenza, è l’aver scoperto che noi siamo non solo peccatori pentiti, ma peccatori perdonati. Non è il nostro pentimento che ci salva, ma il perdono di nostro Padre.

Le leggi al delinquente ravveduto e punito, concedono il condono. Le leggi non sanno né sono in grado di perdonare.

Quando la nostra colpa e il nostro ravvedimento rimangono dentro di noi, non donano l’innocenza del cuore. Quando chiediamo perdono a Dio, uscendo da noi e incontrandoci con lui, allora Dio rifà la nostra innocenza.

Riusciamo anche a essere “sinceramente” pentiti fino a roderci la vita, ma non è sufficiente per rinnovarci.

Chiedere perdono a Dio è la nostra salvezza. Però chiedere perdono esige un riconoscere il peccato. Superare la siepe di scusanti per autoconvincerci di non aver peccato, magari attribuendo ad altri le cagioni delle nostre colpe.

Non sopporto una persona, però è quella persona che sbaglia. Non riesco a guidare i miei impulsi, però sono le sollecitazioni che mi colpiscono dall’esterno quelle che mi spingono. Non prego e non frequento i sacramenti, ma è tutta colpa della vita frenetica che la società mi impone. Non amo, ma sono gli altri che non sono amabili.

Scusarci di meno e riconoscerci di più, per presentarci da figli al Padre, allora entriamo nella verità di Dio, che è amore, e dall’amore siamo guariti e reintegrati. Come fu del figlio prodigo. Lontano dal padre, egli si ravvede, considera la propria miseria e il proprio errore. Ma egli entra nel pieno dei suoi diritti, al contatto con l’amore del Padre.

GCM 28.08.08