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Non è vero

Ormai mi sono abituato al gioco, del resto un po' stucchevole, del rimando automatico. Quando un politico afferma una cosa, la parte avversa la nega, con un solenne "Non è vero!", se addirittura non taccia di bugiardo l'avversario.

Una volta le affermazioni solenni erano riservate al papa e qualcuna di meno importante ai vescovi. Adesso che i vescovi riescono ad essere un po' più prudenti, il loro posto ex-cathedra l'hanno usurpato i politici, che Dio li perdoni.
     Il gioco del ping-pong politico deprime: "è vero", "no, non è vero".

Forse alcuni politici non hanno ancora capito che quelli di noi, che oltre l'emotività, tengono in testa ancora un lacerto di cervello, esigono e attendono dai politici non affermazioni, ma informazioni. Informazioni documentate, sulle quali costruire i nostri giudizi ragionati.
     Probabilmente, a quanto si è obbligati a costatare, le persone con un resto di cervello sono così poche, che certi politici possono tranquillamente continuare il loro gioco. Alla fine avrà il voto chi grida più forte, o chi esibisce la cravatta meglio scelta per il dibattito televisivo.

Perché ai politici manca il tempo di dire: "questo è il mio piano, che costa tanto, avrà questi vantaggi e questi svantaggi (nulla è perfetto), aiuterà i poveri o i ricchi (la seconda alternativa, con i tempi che corrono si attua più agevolmente), si realizzerà in tot anni"?
     E la parte opposta non griderà solo "non è vero!", ma riprenderà in mano il piano, ne ricalcolerà i costi, vedrà meglio da quale parte si collocano i vantaggi, se esso è realizzabile o illusorio (anche i politici onesti rischiano di illudersi, e non solo di barare).

Poi noi, che ancora ragioniamo grazie a Dio, sapremo come regolarci.
     Non affermazioni, ma informazioni.

GCM, 09.05.02