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Vocazione critico

VOCAZIONE  Nella nostra società si esercita anche la professione di critico.
   Trascuriamo la piccola critica quotidiana, comunemente detta mormorazione. Parliamo invece dei critici di professione: critici d'arte, di politica, di religione.

Credo ci siano almeno tre tipi di critici (e poi un'infinità di sottotipi): critici per necessità viscerale, critici per compartecipazione, critici per frustrazione.

I critici per necessità viscerale sono quelli che se non trovano difetti negli altri, non si sentono vivi. Essi sono distruttivi per compulsione. Di fronte a dieci argomenti si arrestano sempre su quello o quel mezzo, che a loro parere non funziona. Hanno il cuore pieno di dinamite (colpa loro o colpa dell'educazione o della società?) e incanalano la dinamite o contro gli artisti o contro i politici o contro la religione.

I critici per compartecipazione sono quelli che entrano nel settore per il quale propendono, e gustano le sue bellezze. Si posano nel cuore e nelle intenzioni, dell'artista o del politico o del religioso, e da lì penetrano l'opera che stanno scrutando: se vi trovano di che godere, godono (sfortunati coloro che devono andare a un concerto per scriverne la critica!); se percepiscono qualche stonatura, la rilevano, non per stroncare la persona o l'opera, ma per collaborare a migliorarla.

Il critico per frustrazione è colui che aveva intrapreso la carriera o artistica o politica o religiosa, ma non è riuscito a proseguire o per mancanza di mezzi o per mancanza di capacità. Del settore nel quale esercita la critica ha conosciuto gli strumenti tecnici, ma non ne ha respirato il cuore. La frustrazione ha invaso il suo sentimento, e ha assiepato in lui torme di aggressività distruttiva.    Questa aggressività, unita a un linguaggio tecnico convenzionale (gli stili di molti critici sono fotocopie), è vomitata sugli altri. Credono perciò di essere dotati di un raffinato senso critico.

GCM   13.05.02