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Il grande

I libri di storia hanno rovinato il nostro udito, tanto che noi crediamo alle parole reboanti. Una di queste è il vocabolo "grande".
Tutti ricordiamo Alessandro Magno, Carlo Magno, Leone Magno, Pietro il Grande, Federico il Grande, Caterina la Grande, e via grandeggiando. Sono le persone canonizzate dalla storia. Siccome la storia la scrivono i vincitori, o coloro che si credono tali, i diversi "Magno" sono tali per i vincitori, che purtroppo continuano a vincere anche dopo morte, imponendo a noi e ai nostri ragazzi la "riverenza" per questi e altri "grandi".

Tra i vincitori che fanno la storia, non si mostrano soltanto i grandi guerrieri, ma, tra l'altro, anche le correnti ideologiche, che canonizzano coloro che si sottomettono a quelle stesse correnti. Di modo che la corrente illuministica, ad esempio, canonizzò come "grande" i diversi Pietro, Federico, Caterina, perché essi soccombettero all'ideologia illuministica e la nutrirono.

La pretesa - di queste canonizzazioni laiche - è quella di esaltare un "grande uomo". E qui casca l'asino.
Per chi riflette un solo istante, è difficile scorgere un grande uomo, cioè un uomo pieno di umanità, nelle cosiddette "persone grandi".
Infatti un uomo che uccide o fa uccidere un solo altro uomo, è uno che ha diminuito l'umanità di un membro, quindi è un antiumano, è privatore e privato di umanità. Perciò non può essere un grande uomo chi ha soppresso anche una sola piccola parte dell'umanità.

Quanti altri uomini hanno ucciso Alessandro Magno, Giulio Cesare, Carlo Magno, Pietro il Grande, Federico il Grande, Napoleone, e così via? Può essere considerato grande chi uccide o fa uccidere un altro uomo?
Quante libertà dei singoli e culture di popoli hanno soffocato questi "grandi"!?
Sì, è pur vero che, come si dice, chi uccide un uomo è un assassino e chi ne uccide diecimila è uno statista. E noi fino a quando continueremo a essere presi per il naso, dovendo dichiarare grandi uomini, queste persone, non umane, disumane?

GCM, 02.03.02