HOME

Home > Societa' RIPENSARE > Articoli 20 > Il mea culpa universale   

Il mea culpa universale   

Ci hanno educato a compiere quotidianamente l’esame di coscienza per scovare i nostri peccati, pentircene ed affidarci al Padre per ottenere il perdono.

Ottima indicazione, per affrontare i peccati personali: ingiustizie, offese al prossimo, sessualità irregolare.

Eppure non si tiene conto dei gravi peccati sociali.

Scherzando una volta si narrava della confessione di un finanziere, o finanziario che si dica. Alla domanda del confessore se aveva commesso cattive azioni, rispose: “No, io mantengo le buone azione, quelle cattive le rifilo agli altri”.

Di certo, se il pianeta terra è in sofferenza, per il deteriorarsi del clima, ciò è dovuto non perché mia suocera, o chi per essa, è andata in escandescenza, ma perché industria e finanza sfruttano pervicacemente le risorse del pianeta.

Il grosso peccato sociale non è perpetrato dal monello che ruba le ciliegie, ma dal grosso industriale, che estrae ricchezza dal carbone o dal legno delle foreste amazzoniche, e dalla finanza, che ci sguazza in questi sfruttamenti.

Probabilmente, quando noi preghiamo per i poveri peccatori, non includiamo tra di essi, gli industriali, i finanzieri, e i governi che li appoggiano.

Pentirci è obbligo e consolazione di ognuno di noi. Non possiamo neppure dire il “mea culpa” battendo il petto degli altri. Però possiamo sempre pregare il Padre, ché scuota le coscienze di chi offende la natura, che Lui ha creato e che sostiene.

16.12.19