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Il futuro della speranza   

Da ora in avanti non peccare. Sappiamo che sono parole uscite dalla misericordia di un cuore, che conosce e “apprezza” le nostre debolezze, tra queste anche l’inciampare nel peccato.

Gesù non si arresta nel passato forse neppure per condannarlo (io non ti condanno), ma guarda alle possibilità affermate nel futuro: non peccare da ora in avanti.

A tutti noi si apre un futuro radioso: l’escatologia di risurrezione. Lo sguardo del credente preferisce il futuro, dove ci attende il Signore.

L’uomo non può far altro che voltarsi indietro: ed ecco l’esigenza della ricerca storica. Il Risorto ci indica la risurrezione, da lui contagiata a tutti noi.

Purtroppo spesso trascuriamo lo sguardo cristiano. Perfino in alcuni funerali, “cristiani” solo perché celebrati in luogo “sacro”. Spesso la gente, e anche il prete, si soffermano nel riandare ai meriti e ai demeriti del “povero cadavere”, che se li sente cascare addosso, mentre lui sta assaporando un’altra dimensione: quella della speranza attuata.

La morte è un confine: di qua la storia passata; di là l’eterno presente.

È bello e consolante vivere il “di qua” già illuminato di eterno, di fulgore divino. Proprio come lo viveva Gesù, il quale già strappava assaggi di eterno nel suo essere, nel suo parlare, nel suo operare, in modo speciale attraverso i miracoli, piccoli sprazzi di risurrezione.

Non è possibile affermare, come sembrano pretendere alcuni politici, che il futuro è nelle nostre mani, perché il futuro è solamente nelle mani di Dio. Però esso diventa nostro se ci affidiamo alle mani del Padre, e a Gesù Risorto.

28.01.20