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Civiltà di vita

Sant’Agata fu torturata, prima di essere uccisa. La tortura come fonte di godimento, e la morte degli altri come piacere per i sadici.

Nei nostri tempi viviamo non solo il ricordo delle SS nei campi di sterminio, ma molte altre situazioni, nelle quali la tortura fisica e, soprattutto, psichica è esercitata. Ricordo che, quand’ero bambino in atmosfera fascista, veniva esaltata la grande civiltà dei Romani, dei quali noi eravamo gli eredi gloriosi. Poi giunsi a riflettere su quel civilissimo popolo, che costruì le arene per il godimento collettivo di assistere alla morte, più o meno sadica, di uomini e di donne nei circhi. Grande civiltà: l’uccisione, la morte!

Oggi l’Occidente si sta gloriosamente avviando nel progresso civile verso gli aborti, l’eutanasia, la ricacciata in mare dei profughi, l’esaltazione della bomba atomica, la lode delle varie forme dell’ISIS. Insomma è la grande civiltà barbarica dell’Impero Romano che si ripresenta. Perfino il “Sacro” Romano Impero si piantava sull’eccidio dei Sassoni, degli eretici, delle crociate, che non recavano confetti e dolciumi ai saraceni, i quali a loro volta non offrivano torte. Torture e uccisioni, l’opposto del Creatore della vita.

Già i Salmi si esaltavano per l’uccisione dei nemici, e la “pietà medievale” si rallegrava per i roghi alle streghe.

Il cristianesimo, radicato in Gesù, proseguiva la missione di colui che recava la vita “in abbondanza”, e se noi godiamo di un’eredità, questa non è quella romana, ma quella cristiana: ricordo le opposte poesie di Carducci e di Marradi.

05.02.18