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Quali preghiere?  1   

Fa notizia la preghiera degli alpini, nel ricordo di guerre.

Mi sovvengono alcuni salmi. Tra i molti, che parlano della bontà, della confidenza, della cura di Dio per gli uomini, troviamo anche salmi che esaltano le guerre vittoriose di Israele.

“Le lodi di Dio sulla loro bocca, e la spada a due tagli nelle loro mani”.

“Compiere la vendetta tra i popoli e punire le genti”.

“Ha addestrato le mie braccia a stendere l’arco”.

“Perché il tuo piede si bagni nel sangue, e la lingua dei tuoi cari riceva la sua parte tra i nemici”.

Queste sono alcune delle piacevolezze di salmi, che, per i preti, sono di obbligo grave comandati di recitare.

Perché due pesi e due misure?

Forse sarebbe corretto toglierle da tutte le parti.

Pregare con i salmi spesso è consolante, ma talvolta…

Nel noviziato mi insegnavano di essere molto concentrati nel pregare e di evitare le distrazioni. Contemporaneamente suggerivano di pensare al diavolo e al peccato quando nei salmi trovavamo l’accenno ai nemici. Insomma con la bocca dire una cosa, e con la mente pensare ad altro. E poi ci mettevano in guardia contro le distrazioni. Distrazione nella preghiera: mentre si recita una formula, la mente che scappa altrove.

E poi una domanda che spesso mi disturba: la preghiera “ufficiale” della liturgia si serve dell’Antico Testamento; ma in tutta la liturgia non trovo un cenno alla recita cristianissima della preghiera di Giovanni, cap. 17.

09.11.19