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I migliori se ne vanno

Ogni volta che muore una persona in un incidente, soprattutto se è un giovane, tutti i giornali ne lodano la bontà, l’intelligenza, la laboriosità, la socievolezza.

Anche oggi un ragazzo, morto in motocicletta, è descritto come aperto gioviale solare. Di giovani e di ragazze, morti in incidenti o per overdose, si legge che erano solari. Insomma abbiamo una intera generazione di solari.  Peccato che di tanto splendore i giornali si accorgano solo dopo la loro morte.

La vera o finta compassione per chi muore in un incidente, muove la fantasia del giornalista, che cerca nelle pieghe della sua vita doti mirabili, e, se non ne trova, annota almeno che voleva tanto bene ai gatti.

Parlar bene dei morti non costa nulla, anche perché non possono nuocere più. Parlare bene dei viventi è pericoloso, perché si trova sempre qualcuno che può smentire.

Ad ogni modo è certo: dei morti si estraggono soltanto le belle qualità, di modo che ci facciamo l’idea che muoiono giovani, in un incidente, solamente i migliori.

Conseguenza? E’ ovvia, lampante, solare: attenti a non essere i migliori, se non volete morire giovani o in un incidente. Datevi da fare con la cattiveria, se desiderate una vita longeva e sicura.

Se ti senti migliore, per carità, lavora di buon buzzo per essere una pestilenza a scuola, tira in lungo al lavoro, imbrattatore writer di pareti, e, possibilmente, stupratore. E se non ti riesce, pazienza! Morirai in un incidente, e si parlerà bene di te.

E’ vero che c’è da percorrere un’altra via. La carreggiata della verità. Verità nel tuo vivere, e verità nei giornalisti dopo la tua morte.

Soprattutto, se vivi nella verità e operi nella verità, ti troverai in chi ha detto di essere la Verità.                        GCM
17.07.12