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Aggrappati all’eterno

Tutti, in un modo o nell’altro, cercano un appiglio per rendere meno instabile la propria vita. L’appiglio a una carriera, al denaro, ad una filosofia, a un uomo o a una donna. Si vive, perché si utilizza un appiglio. Perfino il suicida, cerca l’appiglio della morte per sfuggire a noie forse troppo insopportabili.

Qualcuno si aggrappa alla moda, anche a quella intellettuale. Da qualche anno è passata la moda di aggrapparsi a Marx e a Bakunin. Guai a quel tempo, per un intellettuale, che tale voleva essere ritenuto, non ricorrere a Karl Marx. Io, che conoscevo soltanto un  Marx, lo storico della chiesa, mi trovavo sempre fuori posto.

Poi la moda intellettuale è cambiata. Hanno prevalso i cantautori, e i ragazzi che desideravano essere “in” citavano o canticchiavano l’idolo preferito. Adesso in politica e nei giornali, sono giudicati fuori tempo, e tacciati di “omofobi” coloro che non sono favorevoli ai matrimoni gay. Sono giudicati fuori tempo, non di ampie vedute, coloro che, naturalmente, non condividono e non appoggiano la lungimirante idea del matrimonio omosessuale, come anni fa era tacciato per codino chi non era d’accordo con il divorzio libero, gratuito, perciò stipendiato con il denaro pubblico (anche mio), come Radio Radicale, unica sostenuta dallo Stato... quei radicali che urlano l’uguaglianza di tutti.

Gli appigli variano, con il cambiare delle stagioni: come i vestiti.

Noi però, ci rivolgiamo a un appiglio che non cambia, perché è sempre giovane. Infatti, ci aggrappiamo semplicemente all’eterno. Dalla sponda dell’eterno, sicuri della nostra posizione, vediamo scorrere le acque delle mode, acque talvolta limpide e talvolta corrotte.

GCM 16.07.12