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Misericordia

    “Voglio misericordia, non sacrifici”: ce lo ricorda Gesù, nel Vangelo.

    La frase profetica indicava che Dio non vuole il culto, ma il cuore. Il culto serve non a lui, ma a noi. La misericordia ci assimila, in quanto è possibile, a Lui.

    E’ lo stile di Dio. Egli vive la misericordia, che è una variazione del suo Amore, cioè di se stesso.

    E’, allora, possibile che Dio “voglia” il sacrificio di Gesù? Dio vuole che la sua volontà si svolga in terra, poiché la radice di ogni essere è in cielo: come in cielo, così in terra.

    Dio non può volere la morte cruenta di Gesù, come compensazione e correzione delle “offese fatte a lui”. Sarebbe una vendetta larvata, che non si addice al Santo e al misericordioso.

    Il sacrificio di Gesù, come pagamento per il peccato del mondo, allo scopo di “riscattarci” dal dominio di Satana, pone Dio in concorrenza con Satana, abbassando Dio, santità, sul piano di Satana (il male, il nemico). Eppure Gesù davvero “riscatta” l’uomo, riportandolo a se stesso, alla sua origine divina, dopo i deviamenti umani. Ma tutto ciò come dimostrazione vivente di misericordia.

    Il riscatto di Gesù è un dono, il dono di colui che fa la volontà del Padre, che riporta nell’uomo il favore di quel Dio, che crea tutto  “per la sua gloria”, cioè perché il suo splendore sia manifesto: lo splendore intimo di Dio, coincide con il fulgore del suo Amore, ossia del suo Spirito.

    Gesù non è il nemico che paga una penalità, neppure intercedendo per i nostri peccati. Egli “alza” il peccato del mondo, non se lo impone, poiché egli è senza peccato. Il suo sangue redime, non come pagamento, ma come offerta libera, di quella libertà per la quale Cristo ci ha liberato. Gesù compie la volontà del Padre, non da suddito costretto, ma da figlio appagato. Dio non lo sacrifica, ma trasforma il suo sangue versato, in prodromo di risurrezione.

    GCM 08.07.07