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I derivati. 2


    Che cosa è l’idolatria se non il culto dei derivati?

    S. Paolo lo afferma: le proprietà invisibili di Dio, la sua eterna potenza che si rende visibile nelle creature, l’hanno trascurata e hanno reso culto ai derivati della creazione, scambiando la gloria di Dio incorruttibile con le sembianze di uomini corruttibili, di volatili, di quadrupedi, di serpenti (cfr Rm 8).

    L’idolatria altro non è che assolutizzazione e adorazione dei “derivati del Creatore”.

    L’importanza data, in liturgia, alle cerimonie, ai nomi, alle devozioni (spesso devozionalismo!), può facilmente cadere in piccole idolatrie, attribuendo un valore assoluto ai santi, ai riti, alle osservanze…

    Purtroppo i derivati sono più facilmente accessibili alla nostra pigrizia, che non il principio autentico, che è il nostro Padre, presentatosi a noi in Gesù Cristo. Quando il derivato sostituisce o nasconde la fonte, si avvera appunto quanto scriveva S. Paolo: credendosi intelligenti, sono diventati stupidi.

    Ho accennato alle idolatrie (o paraidolatrie) liturgiche, ma di altri derivati siamo stati vittime. Per esempio, nello studio dell’azione e della persona di Dio (leggi: teologia), la Summa di Tommaso d’Aquino è stata molto più celebrata e visitata che non la Scrittura. Ho udito non pochi teologi citare a memoria Tommaso, e, anche in discussioni su Gesù e la sua personalità, dimenticarsi del Vangelo.

    Oggi la deduzione dal Vangelo, nella riflessione teologica, è moneta corrente. Ed è un dono di Dio. La liturgia è più lenta ad incentrarsi sul Padre e su Gesù, nello Spirito. Perché si crede che base della liturgia siano le cerimonie.

    GCM 11.12.13