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Simile o uguale?

Oggi ci ricordiamo delle tentazioni di Gesù. Tentazioni proporzionate al suo nuovo stato. Infatti era da poco stato proclamato di esser il Figlio di Dio, ossia il Messia. Come Messia, nella propria mentalità avrebbe potuto assumere le misure della mentalità, adoperata nel suo ambiente: un Messia potente e vittorioso. In altre parole si sarebbe potuto montare la testa!

Ecco le tentazioni: prodigioso, eclatante, padrone del mondo. Questo gli era prospettato dalla mentalità e dal desiderio del suo popolo, tramite il diavolo.

La Bibbia, da Gesù conosciuta, accettata e vissuta, lo ripone in carreggiata. Lui uomo doveva restare uomo, mandato da Dio.

A questo punto mi sorge la domanda: Gesù è simile a noi, a me, oppure è uguale? Il nostro rapporto è un paragone esterno di similitudine, oppure è una conformazione dello stesso genere?

Simile (greco: omoios) o uguale (omoiotetos)? Insomma Lui mi resta esterno o condivide l’uguaglianza con me?

Mi aiuta la Lettera agli Ebrei (14, 15). Ivi si parla di omoiotetos, che è un aggettivo corrispondente più alla conformità e all’uguaglianza, che non alla mera similitudine.

Questo comporta il mio essere tentato (evidentemente con tentazione proporzionata alla mia povera statura) come lui, e il mio essere aiutato dalla parola di Dio (quella aggiornata secondo il Vangelo) per essere messo in carreggiata.

L’apostolo infatti mi assicura che non sono tentato al di sopra delle mie forze e della mia misura. Per grazia di Dio, le mie forze non sono i miei piccoli sforzi, ma la loro potenza con il Vangelo e con lo Spirito Santo

09.03.14