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L’ironia del Padre

Da sempre i delinquenti cercano di sbarazzarsi da testimoni oculari, sopprimendoli. Guai trovarsi per caso davanti a un delitto. Non salva nemmeno l’omertà.

Stava per succedere così anche a Lazzaro, il fratello di Marta e di Maria, in quel di Betania.

I grandi sacerdoti ebrei, che per statuto fondante dovevano esaltare il Dio della vita, si impegnarono a uccidere Gesù, e anche Lazzaro, testimone innocente. Tanto innocente da essere richiamato con forza ad assistere alla propria risurrezione, per assistere alla quale non si era recato al sepolcro, come le sorelle e gli amici.

Uccidere Gesù e Lazzaro, che strano, per occultare non un delitto, ma l’enorme beneficio di una risurrezione, donata gratuitamente. Povero Cristo, che non poteva esercitare il bene, senza essere perseguitato! E povero Lazzaro, che non poteva ricevere un bene (e che bene!) senza essere perseguitato!

Il bene in costante pericolo! Pericolo costituito dagli “uomini di Dio”.

Nell’episodio, narrato dal Vangelo di Giovanni, troviamo la mano solitamente ironica dello scrittore. Quell’ironia sottolineata da S. Agostino: “Come se colui che aveva risuscitato un morto, non sarebbe stato capace di risuscitare un ucciso!”

Poco dopo, ossia nel giro di quasi una settimana, Gesù resusciterà un ucciso, per mano di sacerdoti e di soldati romani (absit iniuria verbis: non accenno a Roma). Anzi, lo strabiliante è che da solo risusciterà, dopo essere stato ucciso.

Quando Dio vuol fare un po’ di ironia sulle storte pensate degli uomini, non gli mancano né fantasia né ironia.  

FCM 14.04.14