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Chi è Giovanni?

Gesù, dopo aver descritto se stesso, a favore di Giovanni Battista e dei suoi discepoli, si ferma a parlare di Giovanni, quasi per unirlo alla propria figura e indicarne la funzione e la statura. - Giovanni è presentato sotto due aspetti, uno negativo e uno positivo; ossia, ciò che Giovanni non è, e ciò che invece egli è.  -  Giovanni non è una persona leggera e volubile. Egli è l’uomo che scaglia il suo “Razza di vipere!”.Uomo austero, che proclama l‘austerità. Il capitolo 3 di Matteo è una descrizione tagliente della durezza di carattere di Giovanni. Gesù gliela riconosce e la interpreta come costanza. – Altra qualità negativa del Battista  è il suo non essere molle. E possiamo notare una amara ironia: nel palazzo contemporaneamente abitano nel piano superiore quelli vestiti mollemente, e nelle prigioni l’uomo rude. Questo è forzato a vivere in un luogo che non gli spetta.

La descrizione positiva di Giovanni è scalare: profeta- più che profeta- il mio messaggero- il primo fra i nati di donna. - In questo panegirico di Giovanni, si può leggere anche la riconoscenza entusiastica di un  ex discepolo, ma soprattutto la Verità, quale è Gesù, che penetra il cuore dell’uomo.

E’ la lettura dello spaccato intimo di Giovanni Battista. Gesù conosceva Giovanni, perché lui sapeva che cosa c’è nell’uomo, come dice l’Evangelista. Conosceva e stimava, pur avendo dovuto capovolgere e correggere, nel discorso della montagna, la mentalità di Giovanni: quasi egli vede l’uomo che è superiore alle sue stesse idee.

Proprio nell’indicare il limite di Giovanni (“ma il più piccolo nel regno dei cieli…”) Gesù ne scopre la pienezza e la grandezza. - Il limite di Giovanni, profeta e asceta, mentre mostra la sua grandezza, ne indica anche la missione, grande e scaduta. Lo scadere di Giovanni, però, non è un franare, è inizio della novità, poiché lo stesso Giovanni è assorbito in una cornice salvifica nuova. - Nel descrivere Giovanni “grande“, Gesù presenta la propria misura salvifica.
Definendo Giovanni, indica se stesso, e quindi attua proprio le parole di Giovanni, quando sentiva di dover “calare” mentre cresceva Colui al quale lui era insufficiente a sciogliere i legacci dei sandali.

Indicando i limiti del “servitore”, Gesù prospetta le misure del signore. La conoscenza del limite, nei ministri, non è in funzione dell’umiliazione del servo, ma in vista del maestro.- Ogni sacerdote, che tocca e costata i propri limiti, non occorre che difenda se stesso,  ma che comprenda di aver finalmente scoperto la propria missione.

GCM 08.12.13