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Parabole e verità

Dai Vangeli apprendiamo che Gesù usava sia parabole che discorsi diretti. Parlava in parabole a quelli di fuori, e spiegava direttamente ai suoi.
Soltanto lui poteva esplicitare la verità salvifica di Dio, perché lui era la Verità.
Perfino saggi e profeti non videro ciò che lui vedeva in presa diretta.
Di fronte al Vangelo, tutto ciò che riguarda Dio è solo parabolico, perfino la parola dei profeti.
La stessa creazione è parabola di Dio. Da essa si può desumere la presenza e la potenza del Creatore; lo afferma anche S. Paolo, scrivendo ai Romani.
Quello che non è direttamente Vangelo o una sua “diretta” derivazione, sebbene parli di Dio, di Gesù, della Madonna, è parabola, non è verità diretta.
La teologia e le rivelazioni e le apparizioni, per quanto importanti, non sono “rivelazione” di Dio, ma parabole su Dio o su Gesù e la sua opera.
È bello e aiuta molto leggere libri di pietà o di teologi, informarsi su visioni o su rivelazioni (finte o reali), ma non sono l’unica verità (Vangelo), alla quale credere. Perfino se qualcuno crede a quelle manifestazioni è come se credesse all’esistenza di paesi sconosciuti. Ma questo credere è umano. Quando si crede a Gesù, presente nella chiesa oppure raccontato nei Vangeli, si esce da ogni linguaggio parabolico, e si abbraccia la Verità.
14.05.20