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Ostilità al profeta 

L’esordio di Gesù nel suo paese, non fu tranquillo. Gesù credeva di poter trovare consenso tra i suoi e trova ostilità. “Tutti gli rendevano testimonianza ed erano sconcertati a suo riguardo” (Lc 4, 22).

Quale testimonianza gli rendevano? Cioè semplicemente riconoscevano che era uno di loro. Ma poi s’accorsero che in realtà non era come loro. Sicuri che fosse il figlio di Giuseppe, ma interdetti per le sue affermazioni. Si può vedere in questo uno smacco subito da Gesù.

Da qui la reazione di Gesù. Fuori del suo ambiente (cioè a Cafarnao) gli va bene, nel proprio ambiente trova tale ostilità, che lo vogliono uccidere. È questo il destino di ogni persona dotata, in un ambiente tradizionale.

Gesù costata, in questa circostanza, di essere davvero un profeta. Come Elia, come Eliseo, che ebbero accoglienza non tra i suoi, ma fuori della cerchia consueta.

Gesù si associa a Elia e a Eliseo: e allora la reazione dei suoi? Tutti nella sinagoga furono presi dall’ira contro di lui, quasi che avesse offeso la comunità dichiarando la propria qualità di profeta. E non si trovò un uomo con un occhio solo, tra un gruppo di ciechi: sarebbe stato beato. No, la verità gli suscitò odio attorno a sé.

Può accadere anche a noi?

Talvolta, riecheggiando il Vangelo, troviamo l’ostilità attorno a noi, almeno l’ostilità del silenzio disprezzante. Talvolta noi, udendo un profeta dire parole di Dio, gli ci opponiamo, perché il profeta, se è vero profeta, turba le nostre sicurezze.

02.09.19