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Cercare il prossimo

Gli si avvicinò.

Così Gesù indica l’inizio del farsi prossimo di un’altra persona. Incontrarla, e automaticamente essa diventa il nostro prossimo, quello che il precetto divino dice di amare.

Nella parabola didattica del buon samaritano, scopriamo che c’è un  prossimo per nazionalità o per sangue, eppure questo non è bastante perché noi possiamo viverlo come prossimo. Il levita e il sacerdote sono il prossimo, stabilito e per legge, di quel povero derubato e ferito (anche oggi parte dei furti nelle case  o nei negozi la sciano persone contuse o morte), eppure i due non lo vivono da prossimo, tanto è vero che lo abbandonano.

Il Samaritano gli si avvicinò, e da allora i due diventarono prossimi. Uno Ebreo e uno straniero di Samaria. E’ necessario creare la dinamica di farci prossimi, anche degli  stranieri.

Gli extracomunitari sono stranieri che possono diventare il prossimo da amare. Ma anche l’Italiano, ricco o povero, possiamo trasformarlo in prossimo, che ci aiuti ad adempiere il precetto dell’amore del prossimo.

Perfino un convivente o un familiare spesso sono distanti. Non ci avviciniamo a loro per comprenderli. Confratelli o familiari, stirpe di esseri stranieri, davanti alle loro malattie, fisiche o mentali, noi passiamo oltre, perché ci infastidiscono, o, più spesso, perché non sappiamo quale medicina somministrare.

Non sappiamo, perché - sotto sotto - abbiamo paura di essere travolti nella loro malattia. Scambiamo l’aiuto semplice e intelligente, con un travolgimento psichico. Gesù si fece uomo per noi, si avvicinò a noi, eppure seppe rispettare la nostra libertà...per salvarci.

GCM 05.10.09