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Per sentito dire

In Isaia si legge, tra le qualità dell’inviato di Dio, che “non giudicherà solo per avere sentito dire”. Questo inviato poteva atteggiarsi così, perché pieno dello Spirito del Signore.

E’ un’indicazione per i responsabili degli ordini religiosi, affinché sappiano come comportarsi nelle loro visite.

Nella mia lunga esperienza conventuale ho incontrato dei visitatori, che mi hanno chiesto di esprimere i risultati positivi e le intenzioni del mio operare. Questo però è un agire raro, perché i visitatori di solito si credono obbligati a correggere, quindi a scovare prima di tutto “ciò che non va”. Forse non vivono la posizione di Paolo verso i Romani, il quale voleva incontrarli per condividere la fede reciproca. E poi mi pare ci sia un’altra costante: dopo aver udito le lamentele, e talvolta le cattiverie di qualche frate contro gli altri, giudicano questi non ascoltando loro, ma per “aver sentito dire”. Di solito il denigratore, capo o suddito che sia, si reca per primo a parlare. Chi viene dopo è già indicato come colpevole.

Sono molto incerto che queste due distorture saranno estinte prima della mia morte.

Però sarebbe così bello e cristiano, che i cosiddetti visitatori, venissero nelle comunità per vivere la stessa fede in Gesù.

Ricordo di aver assistito a una manifestazione musicale di protestanti, dove l’ospite di passaggio era invitato a esprimere la sua fede in Gesù, e non il suo malanimo, più o meno stimolato, verso i presenti.

Trovarsi in Gesù e nello Spirito, è anche vedere chi si incontra, con gli occhi di Dio.

GCM 20.08.09