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Il deposito

Tutti siamo in movimento e in dinamica per raggiungere una meta. Ci sono mete prossime e mete distanti nello spazio e nel tempo.

Mete che appagano subito, come il riposo e il rifocillarci, e mete che appagano dopo molto tempo (come la laurea o la professione) e mete che si raggiungono al tramonto (come il ritorno a Dio).

La vita è plasmata non soltanto dall’insorgere delle pulsioni primordiali, più o meno coscientizzate (Freud), ma anche dagli scopi da conseguire (Jung). Più lo scopo è forte e alto, più la vita si nobilita.

Al punto dove poniamo la nostra meta sia contingente sia duratura, noi specifichiamo la nostra vita. Il desiderio di raggiungere il vasetto della marmellata nel bambino, il desiderio di sedurre la ragazza nel giovane, il desiderio di aumentare il conto in banca, sono capaci di carpire l’orientamento anche per un certo tempo.

Chi crede in Gesù, non si lascia carpire da mete a breve scadenza e crollabili a poco a poco, ma pone la sua meta nell’immedesimarsi a Gesù, e, in Gesù, approdare nel Padre. Piccole mete quotidiane, pur presenti e necessarie, non captano tutta la tensione della persona, ma sono dolcemente sottomesse alla meta fondamentale. “Sia che mangiate, sia che beviate, fatelo nel nome del Signore”: così si esprime lo Spirito di Dio, attraverso la sapienza di Paolo.

Il mio deposito è nel Signore, dice Paolo, quasi eco dell’esortazione di Gesù di depositare in cielo le ricchezze. In questo deposito non entrano né ruggine né ladri. Anche questa agenzia di assicurazioni, mantiene vivace la speranza dei credenti.

GCM 06.09.09