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Memoria storica

La memoria storica impedisce errori e distruzioni e favorisce ampliamenti e perfezionamenti. Sul passato ben conosciuto si può costruire un presente armonico ed estetico.

L’errore nella storia della chiesa, avviene quando la tradizione non è ben conosciuta, prima della riforma. Anzi la riforma attarda, se il passato è scomparso. Le rivoluzioni distruggono, le riforme arricchiscono e talvolta correggono, senza distruggere.

Ho costatato l’enorme quantità di danni, quando non si tiene conto del passato, perpetrata in ogni convento, dove ho vissuto la mia breve esistenza.

Uno dei difetti, che ho riscontrato, è quello dei superiori e degli economi. Non si interessano del perché esistono e del come sono state attuate le circostanze presenti. Sono come i Vescovi, i quali prima ancora di toccare con mano la reale situazione di una diocesi, entrando nel loro ufficio, la prima azione che compiono è quella di indicare il proprio programma. Preoccupati di presentarsi bene, piuttosto di decidere di essere utili ai credenti.

Presso di noi vige il carosello dei superiori: otto anni di qua, otto anni di là. Qualche informazione superficiale dedotta non dagli anziani (cose inutili!), ma dagli ultimi venuti in comunità, ancora legati alla comunità di partenza.

Al nuovo superiore interessa di realizzare qualche cosa, non di amare e incrementare la comunità. Non cercano di vedere ciò che altri avevano costruito, quali addentellati con la società nella quale vivono.

Vengono e - astrattamente - fanno. Che cosa?

Ogni convento dovrebbe avere una storia del proprio passato, affinché i nuovi frati si ambientino. Ma poi chi la legge?

GCM 23.05.09