HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2007 > Il buio prega

Il buio prega

Del Padre dei cieli abbiamo bisogno sempre per non cadere nella solitudine dell’orfanezza.
Non è un bisogno infantile di appoggio indefinito, sebbene il Regno dei cieli debba essere vissuto con l’apertura naturale di coloro i cui angeli vedono la faccia del Padre.  E’ un bisogno più profondo, che richiede la necessità di restare in vita. E’ il bisogno dello Spirito vivificatore.

Ci sono momenti o periodi, nei quali il bisogno della luce del Padre si fa particolarmente acuto: accade quando attorno a noi s’infittisce l’oscurità, e sembra che neppure il Padre si interessi di noi. Gesù lo provò nel Getsemani e sulla croce:” Mio Dio, tu m’abbandoni!”.

Proprio in quei momenti la preghiera si snoda soltanto nel restare nel buio. Quel buio che molti vogliono sfuggire, perché sembra allontanarci da Dio. E’ sofferenza. Però proprio quel buio, che ci immette nella solitudine di Gesù, è preghiera. La sofferenza per non riuscire a pregare, per essere sbattuti dalle nostre distrazioni e dalle nostre ansie, quella è la nostra preghiera, alla quale siamo chiamati ad abbandonarci. L’unica preghiera che possiamo compiere, in quei frangenti o in quei periodi, è non accorciare il tempo dedicato alla preghiera, e restare davanti a Dio, muti come un animale.

Se ne esce non gaudenti, ma rinfrancati.

Il silenzio davanti a Dio, è sempre una preparazione ad accogliere il suo Spirito, quello Spirito che continua a pregare in noi e per noi con accenti tenui e non percepibili.

La preghiera del buio. Non è solamente preghiera nel buio, ma è il buio fatto preghiera. Tutto dell’uomo, che desidera il Padre anche nelle lacrime, è preghiera, quando l’uomo ha accettato di vivere come dono di Dio sia il sole, che la notte. Perché nella notte, Lui è sempre la nostra luce.

              GCM 07.09.07