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Giochi pietosi

     Esistono dei tabù, laici e religiosi, che si danno per scontati, come dogmi indelebili. Tra questi, nel giornalismo, almeno due di rilievo: l'espulsione dai giornali cosiddetti indipendenti, di ogni rubrica religiosa e di fede; la proclamazione dell'assenza di soggettività nello stendere una cronaca. È un gioco pietoso.

     Come si fa a non essere soggettivi, quando si stende una cronaca? Il cronista ha visto i fatti con un occhio universale, affittato per l'occasione da chissà quale agenzia, oppure i fatti li ha visti con i suoi propri occhi? Visti con i suoi occhi, registrati con il suo cervello, li scrive con le sue mani.

     Leggevo in un quotidiano di oggi, la risposta del Direttore, il quale rifiuta di aprire una rubrica religiosa, perché dice che la religione è un fatto interiore.
     Da che uomo è uomo la religione è un fatto esteriore, oltre che interiore. Possibile che quel direttore non abbia alcuna idea circa le manifestazioni religiose, a cominciare dai documenti della preistoria e giù giù (o su su) fino ai giorni nostri? Possibile che lui non abbia mai visto una chiesa o la giornata della gioventù del 2000?

     La religione è un fatto così interiore e nascosto, che la grande maggioranza la esprime tutti i giorni!
     Forse i "giornali indipendenti" non pubblicano rubriche religiose, perché hanno paura di pubblicarle: esse infatti farebbero scoppiare la pretesa dei giornali di dichiararsi indipendenti e onesti.

     Indipendenti da chi? Dal capitale? Che cosa significa il cambio del Direttore Responsabile, voluto dalla proprietà (laica o ecclesiastica che sia)?
     Indipendenti dai lettori? Che significa allora l'accarezzare il gusto, talvolta perverso, del lettore, per moltiplicare le copie?
     Indipendenti dalle ideologie personali di ogni giornalista che scrive ciò che gli garba e scarta ciò che non gli conviene?

     Perché non affermare che si tratta di paura, di partigianeria orpellata, di servilismo versi i padroni o verso i lettori, o verso la corrente più in voga dei propri colleghi?
     Io non ce l'ho contro la servilità. È una tendenza umana, che si manifesta già dalla culla.      Ce l'ho contro la pretesa di camuffarla da grande idea, o di negarla quando è patente.
     Beata la servilità schietta.

GCM 01.08.01