Le due volontàHo compreso un perché della mia gioia e della mia tristezza.
Quando compio la volontà di Dio, entro nella gioia.
Quando sono costretto a fare ciò che gli uomini mi impongono, allora precipito nella tristezza.
L'uomo che pretende di imporre la propria volontà su un altro uomo,
combina sempre guai e semina tristezza. Questo avviene non solo nei
regimi totalitari, ma anche nelle famiglie.
I regimi totalitari
scavano sempre le fosse comuni, organizzano lager e gulag, provocano
lunghe file di desaparecidos. Anche le società verticistiche causano
morti: le inquisizioni cattoliche, dirimpetto alle quali si situano le
repressioni zariste della chiesa ortodossa e le vittime musulmane e non
dei fondamentalisti islamici.
Quotidianamente avvengono altri
guai nelle proporzioni più piccole, ma di pari dolore, di una famiglia
o di una comunità, dove la volontà di chi si arroga il potere genera
sempre tristezza nei sudditi. A questi rimane l'unico diritto di
mormorare (jus murmurandi), quando il potente o il potentino non chiude
perfino la bocca.
Di fronte a questa fucina di tristezze, si
oppone lucente la volontà amorosa di Dio. Dio vuole soltanto la vita,
la creatività, l'espansione. "I suoi precetti non sono pesanti".
I
suoi precetti, le sue esigenze sono quelle di un Padre vero autentico,
un Padre che conosce il figlio e lo ama. Perciò "comanda" al figlio, a
me e a te figli, semplicemente di essere se stesso. "Io ti fatto così
come sei: sii te stesso!".
Gesù era felice nel compiere la volontà
del Padre, che in lui si compiaceva. Fu triste quando lo costrinsero,
dai dodici anni in su fino al Calvario, a compiere il volere degli
uomini, di quegli uomini che non furono teneri con lui, perché decisero
di non capirlo.
GCM, 07.05.03
|