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Silenzio

Nella Genesi, quando Dio si vuol manifestare al suo popolo infante, capace solo di emozioni, ancora in formazione, come un bambino nel ventre della madre, usa tuoni, fuoco e terremoti per dire: "Qui ci sono io!".
Più tardi, a popolo già formato e cresciuto, dona i profeti, che a poco a poco abituano il popolo a cogliere la presenza di Dio "in un vento leggero". Gesù dirà: "Lo spirito è come il vento, c'è, lo senti, ma non afferri".
Quando Dio vorrà manifestarsi nella sua pienezza, non solo si lascerà alle spalle i tuoni e il fuoco dell'Oreb, ma supererà anche la discrezione dei profeti: Egli chiederà a suo figlio di "annientarsi" (kenosis) per farsi uomo. Il più alto grado della manifestazione di Dio è il nulla, il silenzio, la non espressione. Il Verbo si fece carne: l'eterno si fece precarietà, inesistenza.

La parola è dono di Dio. Eppure la parola circoscrive un concetto, perciò lo limita. Dio non può essere circoscritto. Il suo ambiente è il silenzio. Il silenzio non ha confini, mentre la parola delimita.
L'incontro con Dio, avviene nelle regioni del silenzio, dell'inesistente nostro, dove si espande il Suo esistente, illimitato, infinito, come il silenzio.
Quando noi depistiamo le radici del nostro esistere (e della nostra angoscia esistenziale), giungiamo al primo limite di noi, altro il quale c'è il buio, il vuoto. Però proprio quando raggiungiamo il limite di noi, ci troviamo nella mano di Dio, che sostiene il nostro esistere.

Il nostro nulla sconfinato, il nostro silenzio illimitato, si incontrano con la mano infinita di Dio. Perciò Dio ci chiede il silenzio, per manifestarsi a noi.

GCM, 24.07.03