Comprensione
Gesù ebbe comprensione per il peccatore. Anche molti di noi alimentano
comprensione per il peccatore. Soprattutto se il peccatore siamo noi.
Però un limite chiaro va tracciato. Noi oltrepassiamo facilmente questo
limite. Infatti scavalchiamo il confine che passa tra la comprensione
per il peccatore e la "comprensione" per il peccato. Ci diciamo:
"Siccome è necessario comprendere il peccatore, quindi il peccato è una
cosa trascurabile". È come se dicessimo: "Siccome mi fa pena questo
ammalato di cancro, quindi il cancro è un'inezia".
Anche Gesù ebbe comprensione per il peccatore, ma l'ammoniva pure: "Non peccare in avvenire!".
Il cuore non sempre è un buon consigliere per giudicare la realtà. Il
desiderio non ha da sostituire la ricerca della realtà. Soltanto
tenendo presente questo principio possiamo organizzare la nostra
attività concreta e non combattere contro i mulini a vento.
Gesù fu dotato di grande equilibrio tra cuore e mente. Perfino sulla
croce seppe congiungere cuore e mente, quando pregò il Padre di
perdonare i suoi crocefissori (peccato enorme!), perché non sapevano
ciò che stavano facendo (comprensione).
Paolo ci aiuta: "Voi che siete forti, sappiate capire chi è debole!".
Spesso chi è debole ci dà fastidio. Tanto più fastidio, quanto più il
debole si oppone a noi vien la voglia di distruggerlo. Proprio allora
ci sovviene Paolo: "Tu prendi coscienza e vigore dalla tua superiorità
e forza, mettiti così accanto al debole, e lui non ti spaventerà più, e
tu non nutrirai più la voglia di distruggerlo".
Poi - vista la sua debolezza - ne proverai perfino comprensione.
GCM 27.10.01
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